Eccessivo, istrionico, volutamente plateale, ma un talento della scrittura e del genere noir. Antico toscano pensile e sguardo accigliato, mai scontato e con il sarcasmo tipico di chi conosce la vita e tutto il circo, soprattutto notturno, che gli gira intorno. Andrea G. Pinketts è tutto questo e altro ancora. Pubblica con i grandi, è uno scrittore e un personaggio di successo. Non sempre le due cose coincidono, per lui invece sì. Lo si puo' vedere immortalato nelle situazioni più strane: su riviste popolari, e ascolarlo nei dibattiti impegnati, quelli in cui si parla del futuro della letteratura. Lazzaro Santandrea, antieroe per eccellenza, è il suo personaggio seriale, capace di animare storie e notti fantastiche del sottobosco, o meglio, dell'underground metropolitano. Fuggevole Turchese è il suo ultimo romanzo, pubblicato da Mondadori.
- Pinketts, quanto le vicende di Lazzaro Sant'Andrea riflettono la sua vita?
La sua scrittura è la vampirizzazione dell'esperienza vissuta?
«Sì, io mi sono ampiamente vampirizzato. I miei personaggi, e in
particolare Lazzaro Sant'Andrea, sono autobiografici. Lazzaro è il mio
alter ego, una sorta di replicante o cyborg letterario. Lazzaro nasce e risorge
a mia immagine e somiglianza»
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Il noir è un genere particolare che conta molti appassionati e cultori
in Italia. Ha mai incontrato difficoltà nel pubblicare?
«Come no. Ho fatto alcune cose nella vita che volevo tradurre in libri,
in storie, ma che gli editori hanno rifiutato perché troppo forti, talmente
forti da giudicarle improponibili. Nel mio caso spesso la realtà ha superato
di gran lunga la fantasia. Allora ho sintetizzato una massima: si lavora e si
fatica per il pane e per la fiction»
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Lei raramente partecipa ai premi letterari. Perché?
«In Italia ce ne sono troppi, fioriscono, e quando sono troppi vuol dire
che molti di questi sono fasulli. Poi quella degli scrittori è una casta,
i premi se li danno l'un l'altro»
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Le statistiche dicono che in Italia si legge poco. Cosa pensa in proposito uno
scrittore?
«Mi capita a volte di vedere gente sul metrò che legge, anche con
una certa avidità. Insomma ci sono dei segnali positivi, che non vengono
però seguiti dalle istituzioni scolastiche. Il vero disamore verso la
lettura nasce dalla scuola, che impone delle letture che, inserite oggi nel
contesto in cui un giovane vive, risultano inadatte e quindi poco attraenti
e forse lo sarebbero anche per un editore di oggi. Pensiamo a quale effetto
possono sortire I Malavoglia di Giovanni Verga proposti ad un ragazzo di oggi»
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Che cosa pensa degli scrittori cosiddetti cannibali?
«Il genere cannibale è stata una categoria inventata dei media.
Io credo che esista una letteratura contaminata dai vari linguaggi, musica e
cinema compresi».
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Se dovesse consigliare un libro ai lettori?
«Fiorirà l'aspidistra (Keep the aspidistra flying n.d.r.) di George
Orwell. Quel libro mi ha fatto capire quanto è importante scegliere,
soprattutto in relazione a quello che si vuole fare nella vita. Insomma mi ha
indicato cosa non avrei dovuto fare nella vita. Purtroppo è un libro
che, rispetto ai capolavori di Orwell, è poco frequentato dai lettori».
Michele Mancino